Effetti del pascolo sulle cenosi di micromammiferi e gestione delle praterie secondarie in una Riserva Naturale dell'Appennino Centrale
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Museo Zoologico "La Specola", Sezione del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze
Publication date: 2003-10-31
Hystrix It. J. Mamm. 2003;14(IV ATIt Congress Supplement)
ABSTRACT
Nel periodo 1998-1999 abbiamo condotto uno studio sui popolamenti di micromammiferi
terragnoli nella Riserva Naturale di Sasso di Simone (AR) per individuare
le specie presenti, le aree di maggior qualità ambientale, quelle di maggior
degrado e per definire i criteri per una corretta gestione della Riserva. Questa si estende
per 1668 ha lungo il crinale Appenninico a quote comprese fra 700 e 1200 m.
Per l?indagine si sono utilizzate 220 trappole a caduta, per un totale di 29700 giorni/
trappola, visitate mensilmente e dislocate in 8 stazioni che rappresentano le principali
tipologie ambientali presenti nella Riserva: Boschi (Ceduo e Alto fusto), aree
aperte a diversa conduzione (Prato, Pascolo e Coltivo) e Torrenti (i tre principali
bacini idrici della Riserva). La frequenza di cattura è stata espressa come ?Densità
di Attività? (DA) che indica l?attività di ogni specie per ogni stazione, in relazione
al numero di trappole attive e ai giorni di campionamento. Ai valori di DA abbiamo
applicato opportuni indici sintetici ottenendo la caratterizzazione delle singole tipologie
ambientali e della Riserva nel suo insieme. Gli indici usati sono quelli di
Livello Trofico (ILT), Ricchezza Tassonomica di Shannon-Wiener (SH) e Diversità
Biotica di Gini-Simpson (GINI). L?applicazione di tali indici ai rilievi nelle 8 diverse
stazioni nel periodo primavera-estate ?98 ha fatto registrare i valori più bassi di
tutta la Riserva nella stazione Pascolo, denunciando un evidente degrado. Dato che
le comunità di micromammiferi sono influenzate dalle tipologie vegetazionali e
sono sensibili alla loro alterazione, si possono confrontare le comunità di ambienti
simili ed evidenziare in modo oggettivo situazioni di particolare pregio o degrado,
non sempre individuabili ad un esame visivo del territorio. Confrontando le aree
aperte (Prato, Pascolo e Coltivo), ambienti simili per la presenza di vegetazione
erbacea, ma diversi per quanto riguarda la loro gestione, le stazioni denominate
Pascolo e Prato pur essendo geograficamente molto vicine (l?area Prato confina con
l?area Pascolo), poste alla stessa quota e con la stessa esposizione, si classificano
agli estremi opposti per ognuno degli indici ambientali considerati.
Prato ILT = 0,40 SH = 1,71 GINI = 0,79
Coltivo ILT = 0,27 SH = 1,63 GINI = 0,82
Pascolo ILT = 0,04 SH = 1,18 GINI = 0,66
Risulta evidente come il Pascolo sia l?area aperta più penalizzata dall?influenza
antropica: il carico di bestiame è piuttosto elevato e raggiunge circa 1000 bovini,
100 ovini e 50 equini su una superficie di circa 670 ha (circa il 40% della Riserva).
I valori registrati in tale tipologia sono decisamente i più bassi e addirittura inferiori
a quelli del Coltivo in cui si pratica un?agricoltura di tipo estensivo con regolari
interventi di sfalcio, aratura e semina. Delle tre aree aperte, il Prato si trova invece
nelle condizioni più naturali, in quanto è sottoposto a saltuari interventi di decespugliamento
e sfalcio e ad un?attività di pascolo assai limitata.
Tali risultati potranno guidare la gestione della Riserva nella direzione di un contenimento
del pascolo allo scopo di conservare tali ambienti, ma in modo da mantenere
comunque buoni livelli di biodiversità nella microteriocenosi la cui salute concorre
certamente all?equilibrio della Riserva Naturale.