Primi dati sull'uso dello spazio e sui ritmi di attività della donnola Mustela nivalis in Italia centrale
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1
Università di Parma, Dipartimento di Biologia Animale
2
Fondazione Italiana Zoologia dei Vertebrati
3
Università di Roma "La Sapienza", Dipartimento di Biologia Animale e Uomo
Publication date: 2003-10-31
Hystrix It. J. Mamm. 2003;14(IV ATIt Congress Supplement)
ABSTRACT
La donnola Mustela nivalis, è il più piccolo carnivoro conosciuto. È distribuita in Italia su tutta la penisola fino ai 2000 m di quota e sulle isole maggiori, e, benché sia una specie largamente diffusa anche in ambienti antropizzati, pochi sono gli studi di campo condotti in Italia, che ne mettano in luce presenza, densità, ecologia di base (dieta, uso dello spazio e dell'habitat), e genetica.
La presente ricerca avviata nel gennaio 2003, prevede una raccolta di dati mensile con una presenza costante nell'area di studio, e interessa un territorio, all'interno della Riserva Regionale Parziale dei Laghi Lungo e Ripasottile, in provincia di Rieti (Lazio), caratterizzato da colture estensive e dalla presenza di una fitta rete di canali e di aree lacustri. La metodologia di studio si basa su sessioni di trappolaggio di durata variabile e a scadenza mensile. Vengono utilizzate trappole di legno incruente (in media n = 30) con esca morta (Mus musculus); gli animali catturati vengono marcati con trasponder sottocutaneo per il riconoscimento individuale, e provvisti di trasmittente radio (del peso di 1,5 g) posizionata tramite collare o zainetto. La radiolocalizzazione avviene tramite "homing", il segnale viene ricevuto a una distanza massima di 200 m, ma in media molto inferiore a causa degli ostacoli naturali e delle abitudini fossorie della donnola che diminuiscono notevolmente la capacità di ricezione del segnale. Sono stati catturati e seguiti 4 animali maschi adulti per un totale di 318 localizzazioni, 184 durante le ore diurne, 108 nelle ore notturne, e 18 durante le ore crepuscolari, prese con un intervallo di 15 minuti l'una dall'altra, e distribuite in maniera non omogenea tra gli individui. Il massimo periodo di telemetria continuativa per un animale corrisponde a 5 giorni, questo a causa della frequente perdita della radio trasmittente nelle prime 48 ore dopo il posizionamento (62,5% dei casi), perdita dovuta da un lato alla morfologia della specie e dall'altro alle abitudini fossorie.
Per quello che concerne l'attività, questa ha interessato il 31,52% delle radiolocalizzazioni prese durante il giorno, il 30,77% di quelle prese al crepuscolo, e il 16,66% prese nelle ore notturne, caratterizzando uno stile di vita prevalentemente diurno, o comunque non concentrato in una particolare fase della giornata, caratteristica singolare nel panorama dei carnivori italiani.
Singolare si è rivelato anche l'uso dello spazio, difatti tutte le radiolocalizzazioni, sul totale dei 4 animali, hanno interessato zone di margine e di ecotono come argini, canneti, roveti, zone di confine tra campi coltivati, canali di irrigazione, e comunque in genere zone ricche di copertura vegetale.