Resti di Arvicola terrestris dell'Età del Bronzo rinvenuti sull'isola di Vivara, Procida (Napoli)
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Laboratorio di Bioarcheologia, Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa
Publication date: 2003-10-31
Hystrix It. J. Mamm. 2003;14(IV ATIt Congress Supplement)
ABSTRACT
Nel corso degli scavi archeologici intrapresi sull?isola di Vivara, sono venuti alla
luce resti di microfauna provenienti da un sito del Bronzo Medio. Tra essi, sono
emersi frammenti cranici di Arvicola terrestris rinvenuti nell?abitato preistorico di
Punta d?Alaca. In quest?area, strutture capannicole e reperti archeologici sono associati
con oggetti d?importazione egea, a testimonianza del ruolo che doveva avere
questo centro nell?ambito dei traffici transmarini che si svolgevano nel
Mediterraneo intorno al XVII sec. a.C.
Il materiale osseo rinvenuto si presenta estremamente frammentario rendendo difficile
ogni considerazione tassonomica. Mancano, inoltre, testimonianze archeozoologiche
o paleontologiche antecedenti l?età del Bronzo.
L?isola di Vivara, di natura vulcanica, ricoperta di vegetazione mediterranea e priva
di sorgenti naturali emerse, è, attualmente, del tutto inadeguata alle esigenze di suddetta
arvicola.
Le sole ipotesi che sembrano avanzabili di fronte a tale particolare presenza, dal
momento che è poco probabile che i resti cranici in questione venissero portati
come rifiuti dalla costa fino al villaggio, posto a circa 90m s.l.m., sono:
1. predazione da parte di rapaci sul continente e successiva emissione di borre a
Vivara;
2. individui vivi, provenienti da altre zone, arrivati sull?isola accidentalmente insieme
alle navi.
Le ricerche geo-archeologiche intraprese negli ultimi anni hanno dimostrato che,
durante l?età del Bronzo, la linea di costa, a Vivara, era oltre 10m più in basso
rispetto all?attuale. Larghi tratti di costa sabbiosa, attualmente sommersi, la collegavano
a Procida e non è da escludere il momentaneo instaurarsi, in essi, di stagni
e lagune.
Nel caso dunque di arvicole arrivate vive, la probabile presenza di specchi d?acqua,
suggerita anche da altri reperti archeozoologici rinvenuti a punta d?Alaca quali resti
di orate di dimensioni riconducibili a quelle cresciute in lagune costiere e molluschi
d?ambiente salmastro, avrebbe permesso loro di trovare una situazione ecologica
favorevole potendo, seppur brevemente, sopravvivere.